La Battaglia di Nikolajewka fu uno scontro decisivo avvenuto il 26 gennaio 1943 durante la ritirata dell'ARMIR (Armata Italiana in Russia) dal fronte orientale durante la Seconda Guerra Mondiale.
Dopo la disastrosa Operazione Piccolo Saturno, le truppe italiane, ormai stremate dal freddo, dalla fame e dai continui attacchi sovietici, si trovarono accerchiate nei pressi del villaggio di Nikolajewka (oggi Livenka, in Russia). La situazione era disperata: le scorte di cibo e munizioni erano quasi esaurite, le perdite umane altissime e il morale a terra.
Per rompere l'accerchiamento e riaprirsi un varco verso le linee amiche, il comando italiano organizzò un attacco frontale al villaggio, difeso da forze sovietiche ben trincerate e supportate da carri armati. L'assalto fu lanciato all'alba del 26 gennaio e fu caratterizzato da combattimenti feroci, corpo a corpo, casa per casa.
Nonostante le gravi perdite, gli alpini e i fanti italiani, guidati da ufficiali come il capitano Giulio Bedeschi e il tenente Arturo Viganò, riuscirono a sfondare le linee nemiche e a liberare il villaggio. La battaglia, pur segnata da un altissimo costo in vite umane, permise ai superstiti dell'ARMIR di proseguire la ritirata e di evitare una completa distruzione.
La Battaglia di Nikolajewka è diventata un simbolo del sacrificio, del coraggio e della resilienza dei soldati italiani durante la campagna di Russia. Spesso viene ricordata con la frase "Avanti Savoia! E la Madonna ci accompagna!", sebbene l'esattezza storica di questa attribuzione sia dibattuta. Le conseguenze della Campagna di Russia ebbero un impatto devastante sull'Italia, sia in termini di perdite umane che di ripercussioni politiche e sociali.
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